CORLETO MONFORTE

Cornito, Corneto, Corleto Fasanella, Corleto Monforte. Università autonoma fino alla sua elevazione a Comune. Da Salerno 90 km.

Il comune ricade nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ai piedi dei Monti Alburni ed a ridosso del Bosco di Corleto ricco di una fauna molto interessante, per cui nel 1997 nasce il Museo naturalistico degli Alburni, situato nel centro del paese.
È  un'ampia e rinomata struttura di monitoraggio faunistico e di ricerca scientifica nel campo biologico.
Nel Museo sono esposti permanentemente oltre 1.200 esemplari di vertebrati e 20.000 invertebrati. Interessante la collezione ornitologica con oltre 530 specie europee, mammiferi con oltre 60 specie e i crostacei del Mediterraneo. Coleotteri e lepidotteri invece arricchiscono la collezione di insetti europei ed esotici.
Il Centro Storico del paese è dotato di percorsi turistici ed è meta di tanti visitatori.
Le tradizioni di questo popolo rivivono e si rinnovano in numerose manifestazioni folcloristiche e religiose. Tra queste di particolare rilievo è la "Festa della montagna" che si svolge in paese a fine luglio. Va segnalata anche la tipica Sagra del caciocavallo e del formaggio che si organizza a metà agosto per promuovere e valorizzare questa pregiata risorsa locale.

VEDUTA DEL BORGO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

PALAZZO CAPECE GAELOTA

TORRE MEDIEVALE

TORRE

CHIESA DI SAN GIOVANNI

CHIESA DI SANTA BARBARA

CHIESA DI SAN GIOVANNI

VEDUTA DEL BORGO


 Le notizie più antiche risalgono al costituirsi della Contea di Capaccio e Corneto da parte di Guaimario V (IV) concessa al fratello Pandolfo probabilmente in occasione delle sue nozze con Teodora di Tuscolo.
Una tradizione locale narra dell'arrivo nel luogo di S. Pietro, il quale, dopo avervi celebrato una messa vi lasciò un libro spirituale conservato poi sull'altare della chiesa dedicata agli apostoli Filippo e Giacomo. Ma è da supporre che l'abitato sia sorto intorno al monastero «villanu de monachi greci» che possedeva beni immobili e mobili tra cui tre codici greci.
Il documento più antico pervenutoci che accenna alla località è del luglio del 1047. Trattasi di un breve di «Amatus, domini gratia episcopus pestane sedis» il quale premesso che Pandolfo, figlio del principe Guaimario IV (III), aveva fatto costruire «in propria sua re in loco cornitu, finibus Caputaquis» la chiesa di santa Preparazione (S. Vennera, S. Venere, S. Veneranda personificazione agiografica del venerdì santo), gli aveva chiesto di esentare detta chiesa dalla sua giurisdizione. Esposta al clero la richiesta e avutone parere favorevole il vescovo assentì ricevendone, per le necessità dell'episcopio, «sex libras argenti». La chiesa fu poi probabilmente unita al monastero donato dallo stesso Pandolfo al cenobio italo-greco di S. Sofia di Salerno, di proprietà degli eredi del conte, che poi l'igumeno Moscato concesse nel dicembre del 1052 al monaco Nicola, figlio del fu monaco Leonzio.
Dopo I'assassinio di Pandolfo, conte di Capaccio e Corneto, accorso a difendere il principe Guaimario V (IV), poi ucciso anch'egli sulle rive salernitane (luglio 1052), la contea venne divisa tra i diversi suoi figli. Tra essi, il quarto, Giovanni che sposò Altruda di Sessa, da cui Giordano, il quale nel 1086, donò pro anima alla Badia di Cava la chiesa di S. Venere, «que sita est in loco quodam tenimenti corniti, prope casale russino» (Roscigno vecchio o villaggio scomparso). Documento importante per la concessione del privilegio «pascendi, lignandi, boscandi» nell’intero territorio di Corneto. Tra i figlioli di Pandolfo vi era anche il secondo, Gregorio, signore di Capaccio, come si legge in una donazione del 1092 e, con la quale esso Gregorio, con la moglie Maria figlia di Erberto, donarono alla loro chiesa «ad honorem beati confessoris nicolay», costruita sotto il vecchio castello di Capaccio, «ubi proprie casa vetere dicitur», vassalli e alcune chiese, tra cui la terza parte della chiesa di S. Maria «intra castellum cornetu» di S. Maria fuori Corneto e di S. Pietro «suptus ipso castro cornitu» (abitato fortificato). Nel 1137 l'anzidetto Giordano donò alla Badia, con la solita formula causa benedictionis che mentiva la vendita, alcune terre a Fragina e ad Acquavella, ricevendone l50 soldi di tarì salernitani. Documento anche questo importante perché oltre a dirci dell'estensione dei beni donati, ci informa di parte della vasta parentela di Giordano.
In età angioina il villaggio era tenuto a contribuire alle riparazioni del castello di Capaccio. Nel 1294 «hominum Corneti de Principato» esposero al vicario del regno, Carlo Martello, di aver subito notevoli danni agli averi e alle persone per la guerra che si combatteva anche colà. Avevano perciò ottenuto dal camerario, Giovanni di Monforte l'esonero dalle tasse. Ma il giustiziere del Principato, poco curandosi di tale ordinanza, pretendeva il pagamento delle tasse. Il vicario Carlo Martello da S. Erasmo ordinò al giustiziere di attenersi al disposto del camerario.
Nelle note sulla reintegra dei feudi c’è anche il «Reditus Terre Corneti de Principato». Ne fu signore Beltramo Sanseverino, conte di Caiazzo. A lui successero il figlio Leonetto e il nipote Roberto, che ne era signore nel 1430. Ma ai feudatari è da aggiungere anche il figliuolo di re Carlo II, Raimondo Berengario che rinunziò ai feudi di Aquara e Corneto. Nel 1306, pertanto, il re ne investì il milite, senescallo e familiare del figliuolo del re, Rainaldo Clignetti, feudo la cui rendita ammontava a 24 once.
Nel 1457 re Ferrante d'Aragona assegnò Albanella, Corneto, Campora, Felitto, Persano e Roscigno a Roberto Sanseverino. Nel 1459 nella sentenza di reintegra di alcuni beni feudali a favore di Roberto Sanseverino, redatta in forma d’istrumento pubblico, è notizia di un inventario del 1318 con i confini di Corleto che consentirono poi di dirimere una secolare questione di confini con S. Arsenio.
I suddetti beni vennero avocati al fisco nel 1501 per ribellione di Giovan Francesco Sanseverino e poi concessi da re Federico al fratello Ferrante d'Aragona. Feudi poi restituiti al Sanseverino per la pace sopravvenuta, e di nuovo devoluti al fisco per lo stesso delitto di fellonia nel 1528. Nel 1530 il feudo di Corneto fu acquistato da Camillo Pignatelli, conte di Borrello, ma poi lo riebbero i Sanseverino che lo vendettero, con Campora e Felitto, per 15.000 denari a Michele Soria. Questo, nel 1531, vendette i feudi per 16.200 denari a Pippo Arcamone, con patto di ricompra, che ne cedette i diritti (a. 1548) a Beatrice Zurlo, vedova di Roberto del Tocco. Nel 1551 ne era signore Camillo Lucio, il quale, nel 1558, vendette Corneto a Marcello Pescara, il quale, a sua volta, nel 1562, lo vendette ad Andrea Cosco.
Nel 1597 Costanza Conclubet, madre di Scipione Cosco, lo vendette a Lucrezia della Marra, vedova di Fabio Marchese per 13.600 denari. Nel 1606 il feudo fu acquistato all'asta da Patrizia Cineccio, moglie di Giannicola de Fedullis di Pattano di Novi, a cui seguì Giuseppe. Costui ebbe dal suo matrimonio sei femmine e due maschi uccisi dal fuor bandito Diego di Palma nel 1654, così il feudo toccò alla primogenita Caspida, poi vedova di Giulio Sava di Sant'Angelo, che vendette il feudo al reggente duca Giacomo Galeota nel 1667. I Capece Galeota lo possedevano ancora alla fine del 1700.

Festa della Madonna del Salice

Pentecoste

Festa di Santa Barbara

10 luglio

Festa della Montagna

A fine luglio.

Approfondisci

Sagra del Formaggio e del Caciocavallo

La settimana di ferragosto

Approfondisci

Agriturismo Terra Nostra

+39 333/8069231 - 333/4560287- 339/5718309

Approfondisci

COME RAGGIUNGERCI


COORDINATE GPS

LATITUDINE: 40.4392587

LONGITUDINE: 15.378502799999978

VAI ALLA MAPPA GOOGLE MAPS

Associazione culturale "Cilento on the road"

Via S. Anna, 20 - 84050 Rocca Cilento (SA)